12.12.07

La Giornata Tipo dell'uomo medio

Sette e quindici; suona la sveglia e l'uomo medio si alza.

Anzi, no. La spegne (momentaneamente), perché ha sonno.

Sette e trenta; suona la sveglia e l'uomo medio si alza. Stavolta si alza sul serio.

Guarda fuori. Errore: niente fuori, oggi. Solo nebbia. Il mondo è una tazza di latte freddo. A proposito, fa proprio freddo. Cristo che freddo.

L'uomo medio accende la luce. Niente luce. È vero, il neon si è fulminato l'altro ieri. Pazienza. Brancola fino al bagno; accende la luce.

Niente luce.
È vero, il neon del bagno si è fulminato anche lui. Ieri.

Pazienza, cazzo.

L'uomo medio è giovane e forte, ma ha un freddo cane anche con il riscaldamento acceso. Si sfila il pigiama di pelliccia di orso grigio in via di estinzione e si rannicchia tremante nella doccia, implume e illuminato dalla fioca e lontanissima luce di uno dei pochi neon sopravvissuti (per il momento) alla misteriosa epidemia domestica.

L'uomo medio perde se stesso nell'antica arte del trovare l'esatta posizione, dell'ampiezza di sei micron, nella quale il rubinetto della doccia si degna di fornire acqua ad una temperatura compatibile con la vita umana. Verso le otto, esausto, si dichiara sconfitto ed inforca l'accappatoio, lottando inutilmente contro un'ipotermia inevitabile.

L'uomo medio, ovviamente, è miope. Fatto che comporta, in questo specifico frangente, il raro privilegio di infilarsi le dita negli occhi per mettere delle lenti a contatto che lui non porta assolutamente per questioni estetiche.

La soluzione sterile per lenti a contatto morbide, alle otto di mattina, ha sulla cornea dell'uomo medio lo stesso effetto del succo di limone.

L'uomo medio, ovviamente, è anche diabetico. E, avendo lui avuto cura di distruggere la sua automobile la settimana scorsa, questo pone degli interessanti interrogativi, come ad esempio:
  1. "Devo praticare la mia comoda iniezione di insulina prima di uscire, come faccio di solito?"
  2. "Ma la camminata di circa sette minuti per arrivare al bar - visto che non ho la minima intenzione di deprimermi bevendo nescafè a casa - non ne anticiperà forse l'effetto, portandomi ad una morte certa?"
  3. "Dovrei allora praticare la mia comoda iniezione all'interno del suddetto bar, sostenendo con spavalda aria di sfida gli sguardi attoniti degli ignari quanto retrogradi avventori?"
Otto e trenta; l'uomo medio, che in fondo non ha tempo da perdere in stronzate, pratica la comoda iniezione del cazzo ed esce, decrescendo di un epsilon il valore complessivo della sua autostima.

Dovendo peraltro affrontare un fatto inequivocabile: e cioè che, in confronto al mondo esterno, il suo appartamento è praticamente un resort alle Maldive con palme, piscina, campi da tennis e un cuoco italiano di nome Gaetano il quale socializza continuamente con clienti, italiani, che in realtà odia nel profondo del cuore.

L'aria, all'esterno, è indistinguibile da una secchiata d'acqua in faccia (cosa che effettivamente distoglie l'uomo medio dalle sue esotiche riflessioni) e tutto, complessivamente, è indistinguibile da una puntata di Twin Peaks.

Alle nove l'uomo medio, divorato avidamente il suo cornetto alla crema accanto a italico cappuccino, è in ufficio. È completamente esausto.

E qui ha inizio la sua Giornata Lavorativa Tipo, che consiste essenzialmente di:
  1. fantasmagorica teoria di 8-10 caffè, il primo dei quali dodici minuti netti dopo il cappuccino di cui sopra, con annesso racconto circostanziato dell'incidente del venerdì sera seguito dalla pedissequa rassegna degli incidenti stradali occorsi a tutti i presenti
  2. riunioni telefoniche in viva voce con clienti incorporei, altrimenti note con l'esoterico appellativo di "conference call"
  3. innumerevoli ore di decifrazione nonché produzione di arcani codici allo schermo del portatile
  4. pasto menu fisso modello ecatombe, con fini puramente anestetici, in previsione del prossimo punto e cioè
  5. riunione interna allo scopo di "valutare gli impatti e le tempistiche degli sviluppi della prossima versione della piattaforma", qualsiasi cosa questo possa mai significare
Otto e quarantacinque di sera; l'uomo medio esce di buon'ora dall'ufficio per unirsi ad alcuni colleghi in una cena/cazzeggio a base di fagioli e sangria dal messicano. Ci si cimenta in tutta una serie di attività fortemente connesse all'aerofagia generalizzata e ai bicchierini di tequila, dopodiché tutti a casa.

E qui l'uomo medio può godere dell'effimero piacere di rimettersi le dita negli occhi per strappare dalle cornee le lenti a contatto (che, ricordiamo, non indossa assolutamente per motivi estetici). Seguito dalla constatazione che il numero di cifre del valore della sua glicemia è piuttosto al di sopra della media degli esseri umani dotati di pancreas. Poco male, è un buon pretesto per un'altra, comoda, iniezione serale.

Come in tutte le storie a lieto fine, a mezzanotte l'uomo medio torna alla sua stanza e accende la luce. Che ovviamente continua ad essere fulminata. Ma ormai in uno stato di karmica grazia, indotto dal fagiolo sudamericano, egli indossa di nuovo il suo pigiama di pelliccia di orso e, finalmente, cade avvinto da un sonno profondo.

Diversamente da tutte le storie a lieto fine, alle due e quarantacinque in punto l'uomo medio si sveglia, colto da postuma incontinenza. Forse causata dalla sua privilegiata condizione di diabetico, una sete orrenda lo costringe a spalancare il frigo e scolare un paio di litri d'acqua.

Ma niente paura: il sonno è potente in lui, e questo banale incidente non ha alcun significato.

Tre e quaranta: al terzo giro bagno-frigo l'uomo medio è costretto ad affrontare l'amara realtà, concretizzatasi per l'occasione in un lieve olezzo di morte proveniente dall'interno del frigo stesso. Il sonno è andato a farsi fottere, nel frattempo. Ad un breve esame scientifico dei sei oggetti presenti nel refrigeratore, l'occhio attento dell'uomo medio nota che il pezzo di provola - presente in quel sacro luogo ormai da eoni - ha assunto in effetti un sospetto colore grigio tenebra.

Si disfa del mefitico cadavere con indicibile disgusto.

Quattro e zero quattro; la speranza, si dice, è l'ultima a morire. In questo caso è decisamente morta. L'uomo medio si accuccia nel suo giaciglio, emulando improbabili posizioni fetali. È vigile come una guardia austriaca in trincea a Caporetto, al momento dell'attacco.

A questo punto, abbandonato ogni pio desiderio di un'esperienza onirica normale, l'uomo medio si ribella al suo destino. Ormai è pronto, simbolo di una generazione, a testimoniare ai suoi contemporanei tutta la ricchezza e gioia della propria, e loro, esistenza.

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